mercoledì 18 febbraio 2009

Il Rione

Monti è il nome del rione I di Roma. Il suo nome deriva dal fatto che comprendeva il colle Esquilino, il Viminale, parte del Quirinale e del Celio. Oggi il Quirinale, Castro Pretorio e il Celio non gli appartengono più, ma il nome è rimasto. Sul suo stemma ci sono tre monti verdi di tre cime su sfondo d'argento. Altri ipotizzano siano tre piccoli rilievi: il Laziale dove attualmente si trova la chiesa dei SS. Domenico e Sisto al Largo Angelicum, il Nuziale che lo fronteggia (l'attuale villa Aldobrandini) e il Salutare ovvero il giardino Colonna. Infine non manca anche la tesi che i monti siano sei aggiungendovi il Quirinale, il Cispio, l'Oppio e il Fagutale.

I confini
Attualmente il rione Monti (superficie di 1650mq.) è delimitato dai seguenti confini: Porta di S. Giovanni, piazza di S. Giovanni in Laterano, via Merulana, piazza S. Maria Maggiore, piazza Esquilino, via Depretis, via delle Quattro Fontane, via del Quirinale, piazza del Quirinale, via XXIV Maggio, via IV Novembre, via Magnanapoli, foro Traiano, via dei Fori Imperiali, via Nicola Salvi, via di S. Giovanni in Laterano, via di S. Stefano Rotondo, via della Navicella, via della Ferratella, via dei Laterani, via Amba Aradam e infine piazza di S. Giovanni in Laterano.

Trevi: via Ventiquattro Maggio, largo Magnanapoli, via del Quirinale
Castro Pretorio: via Quattro Fontane, via Depretis, piazza Esquilino, via Cavour
Esquilino: via Merulana, largo Brancaccio, piazza San Giovanni in Laterano
Celio: via di San Giovanni in Laterano (detta lo stradone di San Giovanni), via della Navicella, via di Santo Stefano Rotondo, piazza del Colosseo
Campitelli: via dei Fori imperiali

Strade antiche
Via in Selci: scende lungo il tracciato dell'antico Vicus Suburranus: i "selci" da cui prende il nome erano appunto quelli della strada antica, ritrovati durante dei lavori.
Vi sorge la chiesa di Santa Lucia in Selci, diaconia attestata dal V secolo, e l'annesso monastero.
Via degli Annibaldi: come altre vie del rione, prende il nome dalle famiglie che vi avevano case fortificate e torri nel medioevo (via dei Capocci, via dei Ciancaleoni, via Frangipane) e palazzi e terreni in secoli meno fortificati (salita dei Borgia, via Cimarra, piazza e salita Del Grillo).
Segue in parte il tracciato delle Carinae romane, di cui comunque il toponimo permane in Via delle Carine.
Salita dei Borgia: sale dal vicus suburranus verso San Pietro in Vincoli. Corre in parte sul Vicus sceleratus dove Tullia calpestò con il suo carro il cadavere del padre Servio Tullio per favorire l'ascesa al trono del marito Tarquinio il Superbo.
Vicolo delle Carrette, superstite di una piazza e di una via omonime dove sostavano i carretti che portavano vino e altri generi alimentari dai Castelli, in prossimità del mercato del Foro.
Via Magnanapoli: il nome sarebbe una corruzione di Balnea Napoli. Fiancheggia i Mercati di Traiano, la Torre delle Milizie e la chiesa di Santa Caterina in Magnanapoli. Al centro della rotatoria restano in vista alcuni massi delle Mura serviane: si pensa fosse localizzata qui la Porta Sanqualis.
Via Panisperna: strada che dall'area di Magnanapoli conduce a San Martino ai Monti, deve probabilmente il suo nome ai monaci di San Lorenzo in Panisperna che nel giorno di festa del loro Santo distribuivano panis et perna (pane e prosciutto) ai poveri.
Via Urbana segue l'antico tracciato del Vicus Patricius. L'attuale toponimo deriva da papa Urbano VIII. Lungo il percorso si trova l'antica chiesa di Santa Pudenziana.

Strade moderne
Via Cavour: fu aperta alla fine dell'800 allo scopo di creare un collegamento rapido e lineare tra l'Esquilino e piazza Venezia attraverso la valle della Suburra. È uno dei punti cruciali del traffico del centro, percorso classico delle manifestazioni.
Via Nazionale
Via dei Fori Imperiali: fu aperta nel 1932 come Via dell'Impero per creare un percorso scenografico per le parate del fascismo tra piazza Venezia e il Colosseo. Allo scopo fu abbattuto l'intero quartiere cinquecentesco retrostante, che era imperniato su Via Alessandrina. I lavori di scavo in corso dalla fine degli anni '90 hanno riportato alla luce, oltre che costruzioni di età imperiale, anche fondazioni e parti di quegli edifici.
Largo Brancaccio prende il nome dal Palazzo Brancaccio costruito nel 1896 e attuale sede del Museo Nazionale d'Arte Orientale
Via Labicana: aperta nel 1893, prede il nome dall'antica via Labicana che usciva da Porta Maggiore verso Labìco.

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